Descrizione
Questo Acque, stelle e genti lontane esce dopo quattro puntate di ricerca sul tema della tradizione popolare piemontese, con un cammino che parte da una narrazione lievemente più fiabesca per spingersi sempre di più nell’indagine su di un remoto passato, tanto più affascinante quanto più remoto.
Infatti in L’ombra d’argento e in Trittico al femminile l’Autrice ha narrato i miti popolari che hanno trasfigurato fate e regine ma anche il femminile nelle sue forme quotidiane.
Con i tipi di Atene del Canavese Esseri misteriosi della tradizione popolare piemontese e Celti, fate e altre storie sviluppano il discorso in una indagine antropologicoarcheologica consona alla formazione specifica dell’Autrice, rievocando il senso del sacro e il modo di vivere dei popoli che abitarono il Piemonte in epoca preromana, pur in alcuni casi potendosi valere di testimonianze ormai pallide, dovute a un antico disinteresse archeologico per le tracce meno spettacolari, modificato soltanto da mezzo secolo a questa parte.
Acque, pietre e genti lontane tenta dunque di andare ancora più a fondo nelle radici, riprendendo fra l’altro recentissime teorie geologiche e archeologiche approfondite soprattutto negli Stati Uniti, secondo le quali tutti i popoli che occuparono anticamente questa regione, come molti altri che si spostarono in tempi lontani per l’Europa, discendevano da un’unica remota radice culturale, che qualcuno dice precedente il diluvio, e dall’antica inconscia memoria del grande albero de primigenio giardino.
Così l’albero o il ramo ornati di nastri colorati di tante nostre feste popolari, come la gentile chioccia di Mezzomerico che custodisce i tesori e che scende in tutta la penisola fino alle grotte di Alcantara o come il drago prima gentile e poi feroce che abita le montagne non sarebbero che il relitto di una narrazione allegorica della comparsa dell’uomo, che abbia o non abbia la “lunga barba” dei seguaci di Odino.
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